martedì 24 gennaio 2023

Cassoni a Pra', una servitù fuori luogo

Ieri si è tenuto il Consiglio Municipale monotematico sul cantiere dei cassoni per la nuova diga del Porto di Genova, alla presenza di Marco Bucci, Sindaco di Genova, e Paolo Emilio Signorini, Presidente di Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale.

Di fatto è stata la presa d'atto che il bacino di Pra' sarà coinvolto attivamente per la loro fabbricazione, spegnendo sul nascere la speranza del Ponente di scamparsi l'ennesima servitù. Ma procediamo con ordine..

L'area in cui sorgerà il cantiere dei cassoni, sulla sponda levante del Sesto Modulo,
antistante a Pegli Lido (foto da GenovaToday.it)

La nuova diga foranea di Genova

E' un'opera imponente: si svilupperà per 6,2km davanti a Sampierdarena e poggerà su fondali fino a 50m di profondità, misura mai sperimentata al mondo per una diga foranea.

E' un'opera che vale 1 miliardo di euro, consentirà l'accesso a navi lunghe 400-450 metri ed ha l'obiettivo di accrescere i traffici marittimi di Genova e non solo.

Ad inizio 2021 si è aperto un dibattito pubblico con lo scopo di presentare il progetto della nuova diga e di raccogliere osservazioni. Sono disponibili molte informazioni sull'opera, oltre che sul sito del dibattito pubblico, anche su quello del Commissario Straordinario per l'opera.

Altresì, è un'opera che cambierà il profilo di Genova per i decenni a venire. Basti pensare che la diga attuale antistante a Sampierdarena è stata realizzata a cavallo degli anni '30... quasi un secolo fa.

A livello ingegneristico, e per impatto ambientale, è una sfida notevole e le critiche non sono mancate. La più autorevole è quella dell'Ing. Piero Silva, ex direttore tecnico per la progettazione dell'opera e qui illustrate

Il bacino di Sampierdarena in costruzione negli anni '30 (foto da statistica.comune.genova.it/pubblicazioni/download/porto/numeristoriaporto.pdf)

Il cantiere dei cassoni

La nuova diga sarà composta da 97 cassoni, ognuno dei quali sarà lungo 60m, largo 30m, alto 33m. Ben 39 di questi saranno allestiti nel bacino portuale di Pra', sulla sponda levante del Sesto Modulo, di fronte a Pegli Lido. 

La durata prevista del cantiere è di 22 mesi con lavorazioni h24. Sarà allestito su impalcature di cemento armato che prolungheranno la piattaforma portuale verso levante.

La maggior parte del materiale, nonché i cassoni, viaggeranno via mare. Il traffico veicolare è previsto in 70/80 tir al giorno con transito diretto dall'autostrada.

Rendering del cantiere dei cassoni (dalla presentazione di ADSP)

Le criticità principali

Inquinamento acustico e per emissioni nell'atmosfera, altri tir, dismissione del cantiere coincidente con nuovi riempimenti, mancato coinvolgimento del territorio, sono state le principali rimostranze emerse nella discussione e le rassicurazioni offerte destano più di qualche perplessità.

Da una parte è stato garantito il rispetto dei termini di legge per l'impatto acustico e delle emissioni, anche attraverso accorgimenti ad hoc. Dall'altra però non si è tenuto conto del contesto, già saturo h24 in quanto ad inquinamento acustico ed emissioni di polveri sottili derivanti dall'attività portuale. A ciò si aggiungere la beffa della promessa di un attento monitoraggio: le centraline per il controllo della qualità dell'aria sono richieste da anni dai residenti e mai realizzate.

Il traffico è stimato in circa tre tir all'ora che passano "solo" in autostrada. Pochi, ma si vanno ad aggiungere alle centinaia che già percorrono una viabilità autostradale costantemente al collasso. Il traffico è spesso ribaltato sulla viabilità ordinaria e l'autostrada è esposta per lunghi tratti a zone densamente popolate, con il problema dell'installazione delle barriere fonoassorbenti lungi dall'essere risolto.

Sulla definitività degli impalcati non sono attese smentite. E' stato lo stesso Sindaco a ribadire, durante l'incontro con i comitati, che verranno utilizzati per l'allestimento di un parco sulla sponda levante del bacino portuale. Idea affascinante quanto pericolosa: il fragile equilibrio degli ultimi venti anni si è retto sulla granitica definizione dei confini del porto verso ponente, in coincidenza del Rio San Giuliano, e verso levante, appunto con il Sesto Modulo.

Infine nelle conclusioni del dibattito pubblico venivano indicati Sampierdarena o Porto Antico come aree di cantiere (pag.21, terzo paragrafo della colonna a sinistra). Nella realtà i cassoni saranno realizzati a Pra', Vado e Piombino.

La scelta di Pra' è stata giustificata per la disponibilità dell'area, per la prossimità con la destinazione finale, per i fondali sufficientemente profondi rispetto ad altre situazioni. Tuttavia la progettazione, in fase già avanzata, non è stata accompagnata da una conseguente comunicazione con il territorio interessato.

Nelle scorse settimane ci si è stupiti per la rassegnazione con cui veniva accolta l'opera e per le poche firme raccolte dalla petizione lanciata dai comitati locali (che invito a sottoscrivere). Più che disinteresse c'era poca conoscenza ed il risveglio è stato brusco.

Estratto delle conclusioni del dibattito pubblico (da portsofgenoa.com)

Le compensazioni

Altro terreno di scontro sono state le compensazioni presentate da Autorità di Sistema Portuale in apertura: elettrificazione delle banchine, parco delle dune, nuovo viadotto di collegamento del porto con l'autostrada, la prosecuzione della Fascia di Rispetto verso Palmaro.

Si tratta di opere richieste da decenni e previste da anni. Alcune sono in divenire, per altre ci sarà da aspettare. Nel bacino di Pra' sono già state elettrificate due banchine su quattro, ma per gli armatori è più conveniente tenere i motori accesi e quindi sono inutilizzate. Il problema deriva da una carenza normativa a livello nazionale, se non addirittura comunitario. Non è di immediata soluzione, sebbene in Italia siano stati investiti oltre 750 milioni di euro nell'elettrificazione.

Per il parco urbano antistante Palmaro bisognerà aspettare almeno fino al 2026 per l'apertura dei cantieri, in attesa che vengano conclusi i lavori per il nodo ferroviario del Ponente come spiegavo in un precedente articolo sulla Passeggiata di Voltri.

Rendering di come dovrebbe essere il Parco delle Dune sulla Fascia di Rispetto
una volta concluso il cantiere (da www.themeditelegraph.com)

Quello che si è chiesto come minoranza durante il Consiglio è di sollecitare la realizzazione di tutte le opere di mitigazione dell'attività portuale, di monitoraggio dell'inquinamento e di valorizzazione e difesa del litorale reclamate negli anni dal territorio prima di accollarsi nuove servitù.

In particolare ho constatato con amarezza che nella discussione di ieri non ci si sia neanche preoccupati di portare in dote qualche "mussa" su nuove compensazioni. A Sampierdarena erano state promesse svariate decine di milioni di euro per la copertura di Lungomare Canepa come compensazione dello spostamento dei depositi chimici. La suggestione, strampalata, ha tenuto banco diversi mesi, ma è notizia di questi giorni che parte di quei fondi sono stati dirottati sul Waterfront di Levante e la copertura non s'ha da fare. A Ponente non ci sono rimaste neppure le suggestioni, vita grama!

La pioggia prima della tempesta: il nuovo Piano Regolatore Portuale

Personalmente, ciò che più mi preoccupa della vicenda cassoni, oltre il disagio in sé, è che tutto questo sia avvenuto alla vigilia della redazione del nuovo Piano Regolatore Portuale.

Il nuovo P.R.P. disegnerà il porto del domani. Quello che sarà scritto lì sopra, definirà l'impatto del porto a Ponente per i prossimi decenni. 

Due i motivi principali di preoccupazione:

  • trovarsi già pronto il cantiere per l'allestimento dei cassoni per la diga nel Porto di Pra' o, alla peggio, gli impalcati per nuovi riempimenti (se non entrambe le cose), e pensare che fra ventiquattro mesi venga smantellato.. 
  • far prendere atto al Ponente di un progetto fatto e finito, quello dei cassoni, quando fra qualche mese la posta in gioco sarà molto più alta.
Non è un mistero, ed è assolutamente legittimo, che ci sia l'interesse a prolungare la diga verso Voltri ed allargare la piattaforma sempre verso Voltri. 

Altrettanto, è stata ventilata più volte la possibilità di trasferire il Porto Petroli da Multedo all'interno del bacino di Pra' per delocalizzare a loro volta le Riparazioni Navali da sotto Carignano a Multedo.

Sicuramente l'intenzione di spostare una servitù dal centro a ponente è assolutamente casuale. In questo caso però, più che la politica, sono gli altrettanto delicati equilibri interni al porto che osterebbero a questa operazione. Lo spostamento non gioverebbe al comparto delle riparazioni navali, il Porto Petroli nel bacino di Pra' confliggerebbe con le attuali attività.

Ultima considerazione: la definizione granitica dei confini del porto, evidenziati in rosso sulla carta, a ponente con il Rio San Giuliano (che passa sotto al cantiere dell'area ex Verrina) ed a levante con il Sesto Modulo (davanti a Pegli Lido) non è un limite né al prolungamento della diga oltre la lunghezza attuale, né a nuovi riempimenti di fronte al bacino.

In particolare davanti a Palmaro era già stato previsto una decina d'anni fa il polo delle autostrade del mare, rigettato con forza dal territorio e poi tramontato. Anche un prolungamento della diga di 200-300 metri come ventilato rimarrebbe entro tali confini, ma l'impatto sul litorale di Voltri è tutto da verificare.

I "confini" del porto in rosso, a ponente sul Rio San Giuliano, e a levante sulla sponda del Sesto Modulo. In tratteggiato bianco è evidenziata la lunghezza dello spazio acqueo libero davanti a Voltri: 2,85km. La diga inizia dove c'è il pallino e ogni tacca sono 100m (da Google Maps, da cellulare si può ingrandire)

In definitiva, il P.R.P. dovrà comporre tutto questo puzzle. Il compito della politica locale sarà quello, non semplice, di coniugare gli interessi del porto con quelli dei cittadini che chiedono miglior vivibilità e una valorizzazione del Ponente non solo guardando al PIL. La strada è stretta, ma i margini ci sono e vanno incoraggiati, magari favorendo una partecipazione responsabile della cittadinanza ed evitando di calare progetti dall'alto.

Il Presidente di ADSP Signorini ieri in tal senso non ha fatto grandi aperture. Ha dichiarato che verranno coinvolti Regione e Comune, che per altro per legge devono approvare il P.R.P. nei rispettivi consigli, ma sul Municipio ha glissato.

La soluzione per il futuro: sdemanializzazione

Ieri il Sindaco Bucci ha detto che il porto e tutti i cantieri aperti vanno pensati per traguardare risultati fra 25-30 anni. Vero, ma l'unica opera che garantirebbe fra 25-30 anni una serena convivenza fra porto e Ponente è un cantiere un po' anomalo, senza appalti e nastri da tagliare, ma con tanto lavoro normativo da fare: la sdemanializzazione delle aree non portuali.

E' un passaggio chiave. Oggi tutto ciò che sta fra l'Aurelia ed il mare non è di competenza comunale (dei cittadini), ma di Autorità Portuale, anche per attività non connesse al porto. Per aprire un chiosco sulla spiaggia o sul lungomare da Multedo a Vesima, occorre una concessione demaniale, con tutte le complicazioni del caso e le sovrapposizioni con il Comune.

E' solo un esempio, ma il ritorno al Comune delle aree non direttamente connesse all'attività portuale semplificherebbe la vita e definirebbe una volta per tutte il limite entro il quale il porto si può espandere, oggi potenzialmente fino al Rio Lavandé (Vesima).

Vista verso Crevari da Punta Nave (foto personale)

Il cambio di colore in Regione ed in Comune, a cavallo fra 2015 e 2017, ha interrotto un percorso avviato da anni e particolarmente avanzato per la Fascia di Rispetto di Pra'. E' un tema che riguarda indirettamente anche il P.R.P. Riprenderlo sarebbe un'apertura importante verso la cittadinanza e una grande opera che restituirebbe equilibro al Ponente.

L'importanza del rapporto porto-città

I primi progetti del Porto di Pra' risalgono agli anni '60, i primi riempimenti agli anni '70, i primi attracchi nel nuovo terminal al 1992. Nel mentre, al governo della città, della regione e del paese s'è alternato tutto l'arco costituzionale. E' stata una scelta che indubbiamente ha segnato in maniera pesante ed irreversibile il destino del nostro territorio. Ma a rimpallarsene la paternità non si fa un gran favore alle generazioni future.

Nel frattempo sono cambiate completamente le esigenze che un tempo avevano portato a questa scelta e oggi non vanno comunque sottovalutate. E' cambiata altresì la sensibilità verso temi quali ambiente, inquinamento e sostenibilità. In allora non ci si era posti il problema di rendere compatibile un'attività impattante come quella portuale, profondamente inserita nel tessuto del Ponente.


Interessante la locandina del Secolo XIX di oggi: nuova diga foranea il cantiere di Pra' perde venti cassoni. Io avrei scritto: nuova diga foranea il Porto di Pra' vince trentanove cassoni. Punti di vista. (foto personale)

Negli anni questa consapevolezza è maturata, rendendo il porto mal vissuto da chi ne deve subire quotidianamente i disagi. Poi è iniziata la realizzazione delle prime opere di mitigazione (Fascia di Rispetto su tutte), in tempo di crisi ci si è resi più consapevoli dello sbocco occupazionale che il porto offre ed del sostegno di alcuni operatori portuali ad attività del territorio.

Nel confronto con i cittadini, anche in occasioni come quella di ieri, emerge sempre la sensazione che qualcosa sia ancora da "restituire", sebbene il porto sia ormai una parte indissolubile del nostro quotidiano e possa essere anche una grande opportunità.

Per questo ritengo necessario che porto e città si parlino, anche in maniera accesa, ma che non venga interrotto il processo di miglioramento dell'impatto del primo sulla seconda. Perché ciò sia possibile però serve credibilità e non la si ottiene presentando progetti a scatola chiusa.

2 commenti:

  1. Ottima relazione e buone anche le considerazione al riguardo.

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  2. gianni.esposito@virgilio.it24 gennaio 2023 alle ore 19:19

    Ho seguito un po' il problema della realizzazione della nuova diga. Parecchi esperti non sono certi che possa resistere ma pensano che, essendo posta su 50 metri e oltre, non possa resistere in caso di mareggiata forte e possa sprofondare.Mi auguro che non sia così ma forse sarebbe stato bene ristudiare il progetto e...... Ciao

    RispondiElimina

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