giovedì 22 giugno 2023

Titanio nel Beigua, aggiornamenti e riflessioni

Due anni fa, in apertura di un consiglio municipale, avevo portato un'espressione di sentimento sulla ricerca del titanio nel Beigua. Avevo dedicato tempo e cura alla stesura, sia perché toccava un argomento locale a me molto caro, sia perché pochi mesi prima mi aveva molto colpito la morte di Luca Attanasio, giovane ambasciatore italiano in Congo. Due temi apparentemente distanti fra di loro, in realtà legati da un sottile filo rosso: la necessità di sfruttamento delle risorse che il nostro stile di vita ci impone.

Facebook mi ha ricordato la ricorrenza. Certi argomenti spariscono dai radar, ma questo non vuol dire che niente si muova. Ho colto l'occasione per aggiornarmi su cosa sia successo nel frattempo su entrambi i fronti, aggiungendo un altro episodio rilevante: la visita di Papa Francesco proprio in Congo.

Scorcio di mare e monti del Parco del Beigua (da tripadvisor.com)

Il titanio al Consiglio di Stato

La spada di Damocle del titanio nel Beigua oscilla dal 1976. E' tornata attuale nel 2015 con il concretizzarsi dell'interesse della CET (Compagnia Europea per il Titanio) e soprattutto nel 2021 quando Regione Liguria le aveva concesso l'autorizzazione alla ricerca anche dentro l'area protetta del Parco.

Dopo che è successo? Il TAR della Liguria, a fine maggio 2022 ha confermato il divieto di effettuare ricerche minerarie nell'area del Monte Tariné. Tuttavia CET non si è data per vinta e, a fine 2022, ha presentato un nuovo ricorso al Consiglio di Stato.

Chiedendo lumi a Daniele Buschiazzo, amico, ex collega e soprattutto attuale Direttore del Parco del Beigua nonché Sindaco di Sassello degli ultimi dieci anni, ha spiegato che contro il ricorso si sono costituiti parte civile sia i due comuni interessati (Sassello e Urbe), il Parco del Beigua e soprattutto Regione Liguria, cambiando l'orientamento di due anni fa quando aveva concesso l'autorizzazione che di fatto ha riaperto la vertenza.

Per arrivare a sentenza ci vorranno ancora diversi mesi. La speranza è che il Consiglio di Stato metta una pietra sopra (è proprio il caso di dirlo) alla miniera e chiuda definitivamente uno scontro che ha costretto il Parco del Beigua ad investire risorse in tutela legale e non del territorio.

Il Monte del Tariné è il sito dove è stata individuata la presenza del giacimento (www.genova24.it)


Processo Attanasio, il Governo non si costituisce parte civile

Dal fronte del processo invece non arrivano buone notizie.

In Congo sono già stati condannati all'ergastolo gli esecutori materiali del delitto del giovane ambasciatore e dell'altrettanto giovane carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci. In Italia invece la Procura di Roma ha chiesto il processo per due funzionari della FAO, un italiano ed un congolose, per le negligenze e le false dichiarazioni con cui hanno lasciato Attanasio privo delle dovute protezioni.

Tuttavia uno degli accusati risulta irreperibile, mentre il Governo ha deciso di non costituirsi parte civile, contrariamente a quanto fatto dal Comune di Lambiate, dove Attanasio risiedeva, in segno di rispetto per il proprio illustre concittadino.

Sebbene è probabile che il Governo si sia trovato in difficoltà per la contrapposizione con la FAO, organo sovranazionale i cui funzionari godono di immunità giurisdizionale, fa altrettanto specie che abbia rinunciato ad approfondire le responsabilità che hanno provocato la morte di un proprio ambasciatore e di un militare dell'Arma, due uomini di Stato nell'esercizio delle proprie funzioni.

Come dettagliato nell'articolo del Corriere, gli estremi potevano esserci e si poteva fare luce sull'operato della FAO in questa circostanza, organizzazione subordinata all'ONU che non sempre si è distinta per la propria efficienza a fronte di costi esorbitanti.

Luca Attanasio durante una sua missione in Congo (www.ilfattoquotidiano.it)


Il viaggio di Papa Francesco in Congo (ed in Sud Sudan)

Un altro evento significativo sul tema dello sfruttamento delle risorse è stato il viaggio di Papa Francesco in Congo ed in Sud Sudan fra gennaio e febbraio di quest'anno. 

Francesco, che non difetta di coraggio, ha visitato due paesi simbolo della connessione che c'è fra sfruttamento selvaggio delle risorse naturali e povertà, guerre, violazione dei diritti umani. 

A Kinshasa Francesco ha urlato "Giù le mani dall'Africa!" con la sua caratteristica grinta latina. Era un appello ai milioni di ragazzi che popolano il continente più giovane del pianeta, ma anche alle nostre coscienze dall'altra parte del mare.

Tanti gli spunti di riflessione, uno calzante in maniera particolare: non sempre quello che è eco-bio-green corrisponde ad un miglioramento della nostra vita e a quella del pianeta. Come ricordavo anche nella mia espressione di sentimento di due anni fa, il Congo è il più grande esportatore al mondo di cobalto.

Il cobalto è un metallo preziosissimo per la "transizione ecologica" in quanto fondamentale per la produzione di batterie. Pensiamo quanto questo materiale sia indispensabile ad un futuro prossimo con solo auto elettriche (e monopattini, e biciclette, ecc). E pensiamo anche ai costi ambientali e sociali dell'estrazione di questo materiale in un contesto come quello congolese, ben spiegato in questo articolo del Corriere della Sera.

Fra i vari "effetti collaterali" ci sono almeno 120 gruppi armati, censiti dall'ONU, che si contendono le regioni dove sono concentrate le miniere. Ciò comporta uno stato di guerra permanente, centinaia di morti e migliaia di profughi. All'attività di questi gruppi è ricondotta la morte di Attanasio, ma anche il terribile attentato della settimana scorsa nella vicina Uganda, dove 38 studenti sono stati trucidati. Tutte morti silenziose che non rallentano l'estrazione del cobalto per le nostre batterie.

Papa Francesco mentre celebra la messa davanti ad un milioni di congolesi (www.ilpost.it)


Qui sotto la mia espressione di sentimento di due anni fa...

La ricerca del titanio sul Beigua, l'oro verde e la memoria di Attanasio

Condivido l'espressione di sentimento che ho fatto lunedì all'apertura del Consiglio Municipale su un tema che mi sta molto a cuore, quello della ricerca del titanio nel comprensorio del Beigua. Non è un pensiero da leggere per chi è abituato ai 140 caratteri, anzi il tema meriterebbe molto più spazio di quello che gli ho dedicato io. Spero siano riflessioni interessanti per chi avrà l'ardire di arrivare fino in fondo. Buona lettura!

In queste settimane, per chi ha a cuore le nostre montagne, si è riaperta una vecchia ferita. Dopo anni di silenzio, puntualmente, succede e ad ogni colpo fatica sempre più a rimarginarsi. Parlo della ricerca di titanio e suoi derivati sul Monte Tariné, in un contesto di alto pregio naturalistico, compreso fra terreni contrassegnati SIC (Siti di Interesse Comunitario) ed il Parco Beigua - Unesco Global Geopark patrimonio UNESCO.

Sui due piatti della bilancia ci sono un territorio incontaminato ed una proiezione di guadagno di decine di miliardi di euro. Non ci sono vie di mezzo: lo sfruttamento del giacimento prevede la movimentazione di una quantità di terreno equivalente a 30 aeroporti di Genova, aeroporto più, aeroporto meno.

Dal territorio è arrivata una levata di scudi per opporsi con forza alla prospettiva mineraria. La sostengo convintamente e anzi auspico che pure il nostro Municipio, per quanto simbolica, possa prendere posizione al riguardo. Per altro questa prospettiva vanificherebbe i decenni di lavoro occorsi per ottenere riconoscimenti prestigiosi, anche internazionali, come quello di UNESCO Geopark: ve ne sono solo 169 in tutto il mondo, 11 in Italia.

Prima però vorrei condividere due riflessioni su questa vicenda, probabilmente poco ortodosse, che non ho colto nel dibattito che si è acceso, una locale ed una globale.

Il sottoscritto sul Beigua fra mari, monti... e fugassa de Utri (mia foto dall'album "Alpi Crevaresi e dintorni)


1) la retorica dell'oro verde

Al supposto guadagno derivante dall'estrazione del titanio, si oppone quello dell' "oro verde" rappresentato dalla bellezza del nostro entroterra. Peccato che lo spopolamento delle nostre campagne e del nostro entroterra, in Liguria come in Italia, stia assumendo contorni drammatici rendendo velleitari i benefici dell' "oro verde". Soprattutto viene meno il necessario presidio ambientale che da secoli chi è venuto prima di noi ha operato nelle nostre campagne.

Ho sgranato gli occhi leggendo che il via libera alle ricerche preliminari sia stato rilasciato in quanto "atto dovuto" da parte degli uffici regionali, nonostante la prospettiva di sventrare due monti e mettere a repentaglio le falde che riforniscono comuni e aziende nel raggio di decine di chilometri. Penso alla fatica, ai tempi ed alle spese da sostenere per un qualsiasi cittadino o una qualsiasi attività che vorrebbe abitare o operare in un contesto simile. Queste difficoltà, unite alla carenza di servizi, sono fra le cause principali dell'abbandono delle nostre campagne.

Non è certo un caso isolato di urbanistica a geometrie variabili. Penso alla recente variante al PUC di Vesima che in questo Municipio conosciamo bene. E' un peccato sognare delle istituzioni che si riempiano meno la bocca di "oro verde" e lavorino di più per premiare chi presidia bricchi dimenticati dal Signore, magari anche in zona a rischio idrogeologico?

Forte Geremia, in prossimità del Passo del Faiallo (www.wikitinera.it)


2) Attanasio bussa alla coscienza

Pochi mesi fa abbiamo pianto Luca Attanasio, giovane ambasciatore italiano in Congo, che tutti abbiamo ammirato per il coraggio e la semplicità con cui portava avanti la sua missione. Sono bastati pochi giorni perché la notizia cadesse nel dimenticatoio. Cosa c'entra con il Beigua?

Il titanio e i suoi derivati fanno gola perché utilizzati per produrre ogni genere di cose dal piercing alle navicelle spaziali. Possiamo anche far finta di niente, ma il nostro NO non risolve il problema, semplicemente lo sposta. Senza il titanio del Beigua, si continueranno a produrre piercing e navicelle spaziali cercando titanio altrove.

E' inutile prendersela con i "poteri forti" quando questi, molto banalmente, non fanno altro che soddisfare la nostra fame di beni di consumo. Il Congo è l'emblema di questi appetiti. Non c'è bene elettronico che utilizziamo, prodotto senza materie prime estratte in Congo. Per noi è difficile comprendere cosa questo comporti in termini di conflitti, sfruttamento dell'ambiente e delle popolazioni locali, corruzione, tensioni sociali, in spregio a qualsiasi convenzione internazionale.

Nel 1960 il Congo è stato uno dei primi stati africani ad esprimere un governo democraticamente eletto, esperienza durata pochi mesi prima di precipitare nella guerra civile e nell'inevitabile feroce dittatura militare. I negoziati di pace costarono la vita all'allora Segretario Generale dell'ONU, lo svedese Dag Hammarskjöld, la massima autorità internazionale, senza che la comunità che rappresentava si sia mai interrogata veramente sulle cause. Credo che oggi siano pochi a ricordare questa vicenda, così come già oggi il nome di Attanasio dirà poco ai più.

A maggior ragione dopo il periodo difficile che stiamo affrontando per la pandemia, qualche riflessione sul nostro stile di vita la dovremmo fare tutti. Il nostro appetito di oggi è la fame di qualcun altro da ieri e rischia di esserla dei nostri figli domani. Là fuori c'è un mondo da cambiare. Le decisioni importanti spettano indubbiamente a chi oggi ha la responsabilità delle nostre più alte istituzioni, che devono riappropriarsi del dialogo diretto con quei paesi, come il Congo, dove oggi è in mano a portatori di interessi non sempre trasparenti. Però contano anche i nostri comportamenti di tutti i giorni e la consapevolezza dell'impatto che hanno su paesi molto lontani da noi, altrimenti anche il NO alla ricerca del titanio sul Beigua rischia di essere mera retorica

I resti dell'aereo sul quale viaggiava e trovò la morte Dag Hammarskjöld. Le cause non sono mai state accertate, ma ci sono forti sospetti che si sia trattato di una cospirazione, come documentato in questo articolo della BBC dal quale è estratta la foto


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